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Dave Zeltserman

Dave Zeltserman Boston, Massachusetts (USA)
23 maggio 1959





I libri che ho letto:

L'occhio privato di Denver
(Fast lane - 2004)
L'occhio privato di Denver è un romanzo davvero originale che recupera la tradizione e le atmosfere dei racconti "hard-boiled" della prima metà del ventesimo secolo, tanto da non avere una caratterizzazione temporale evidente: alcuni capitoli potrebbero tranquillamente essere ambientati negli anni '40 e solo le date riportate dall'autore in merito ad alcuni eventi ci fanno capire che la storia si svolge in realtà ai giorni nostri.
La lettura è scorrevole e piacevole perchè l'autore evita di mescolare troppi indizi e personaggi come spesso facevano i maestri del genere causando spesso confusione nel lettore. Ma non lasciatevi ingannare da quella che sembra una trama lineare perchè il romanzo si trasforma lentamente in una storia sorprendente, in modi che ovviamente non rivelo per non rovinarne la lettura. Da più parti (anche sulla terza e quarta di copertina del libro) ho trovato riferimenti a Zeltserman come "novello Jim Thompson" ma mi permetto modestamente di dissentire in quanto l'unico romanzo di Thompson che ho letto non mi è piaciuto quanto questo. Intendiamoci, non stiamo parlando di un capolavoro, ma a mio avviso "L'occhio privato di Denver" è una lettura gradevole e veloce, anche in virtù della lunghezza contenuta.



Piccoli crimini
(Small crimes - 2008)
Romanzo d'apertura della "trilogia nera" di Zeltserman, "Piccoli crimini" è una crime story originale e di facile lettura che conferma le doti dell'autore di cui avevo avuto un saggio con la lettura de "l'occhio privato di Denver".
La narrazione è agile e mantiene un ritmo piuttosto sostenuto che cattura l'attenzione del lettore. Sia il protagonista che le vicissitudini raccontate appaiono credibili e forse il miglior pregio di Zeltserman è quello di restituirci una atmosfera fittizia da cui non trapelano giudizi morali preconfezionati. Nella vita reale spesso la concatenazione degli eventi è tale per cui si può solo fare ciò che si deve fare (o che si crede di dover fare), e proprio per questo la serie di scelte discutibili adottate dal protagonista del romanzo appare plausibile e contribuisce alla tessitura di una trama avvincente e non scontata.
Qualche forzatura narrativa che mi ha fatto storcere il naso è ravvisabile nel finale, ma è una constatazione che mi ritrovo a fare spesso a proposito dei tanti romanzi che leggo. Nulla di così grave da guastare l'esperienza di lettura di questo "Piccoli crimini", comunque, che ha il gusto di un vecchio film noir americano, e per questo motivo l'ho trovata apprezzabile.
Non saremo in presenza di una pietra miliare della narrativa thriller ma "Piccoli crimini" è comunque, a mio avviso, una spanna sopra la copiosa produzione seriale di tanti autori molto più osannati del buon Zeltserman.



La vera storia di Kyle Nevin
(Pariah - 2009)
Questo "La vera storia di Kyle Nevin" di Dave Zeltserman non è certo il primo romanzo narrato dal punto di vista del "cattivo" (perdonatemi la semplificazione) ma mantiene comunque degli elementi di originalità che ho trovato apprezzabili. Il protagonista della storia non è un audace rapinatore o un artista delle evasioni, quanto più verosimilmente quello che chiameremmo un "balordo", un soggetto cresciuto senza un adeguato supporto di valori morali e fattosi strada con la violenza, assieme ai suoi simili, in un quartiere povero di Boston. La narrazione in prima persona mette il lettore dinnanzi alla logica spietata tipica del predatore, che ritiene che chi si dedica ad una vita di onesto lavoro sia solo un inetto, un perdente che non merita pietà alcuna. Non c'è nessun dubbio in lui che qualunque bene materiale sia a disposizione di chi abbia la volontà di appropriarsene e le capacità per farlo.
L'unica parvenza di umanità del protagonista sembra rappresentata dal legame di sangue che ha con il fratello, ma anche questo viene disprezzato quando mostra i sintomi di quella che viene interpretata come debolezza. Il solo vero valore riconosciuto da Kyle Nevin è l'omertà, e chiunque fa la spia è un essere umano della peggior specie.
La narrazione è scorrevole ed ha un ritmo sufficientemente incalzante da tener desto l'interesse del lettore. Non mancano sviluppi inattesi delle vicende, che spesso si verificano senza preavviso alcuno, come appare tipico dello stile dell'autore.
"La vera storia di Kyle Nevin" costituisce la seconda parte della "Trilogia nera" che può essere acquistata in un singolo volume dal costo piuttosto contenuto e di cui posso quindi consigliare l'acquisto, perlomeno agli amanti del thriller e del noir.



Killer
(Killer - 2010)
Si conclude con questo romanzo la "trilogia nera" con cui Zeltserman prova ad esplorare l'animo oscuro di quelle persone che sembrano non rispondere agli imperativi morali cui è sottoposta la maggior parte di noi e che sono in grado di compiere con freddezza gli atti più efferati senza provare, apparentemente, alcun rimorso.
Questa volta lo fa raccontandoci la storia di un sicario della mafia appena rilasciato dal carcere, la cui narrazione si articola su due linee temporali che si alternano con regolarità da un capitolo al successivo.
A Zeltserman piace sorprendere il lettore con repentini stravolgimenti della trama ma, senza rivelare nulla dello svolgimento della stessa, credo di poter affermare che in questo caso l'autore giochi un po' "sporco", suggerendo sviluppi in realtà falsi, sebbene la voce narrante sia quella del protagonista.
Nonostante qualche lieve caduta di stile ravvisabile in alcuni passaggi un pò banali, la lettura di "Killer" risulta comunque scorrevole ed il ritmo della narrazione non permette al lettore di annoiarsi. Credo, in definitiva, che si tratti di un buon thriller, migliore di quelli sfornati copiosamente dai prolifici autori seriali del genere.
Ricordo che l'intera trilogia nera è reperibile in un singolo volume economico decisamente consigliato per gli appassionati del genere dato che offre circa 800 pagine di sano svago criminale.

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