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Lawrence Block

Nome Cognome Buffalo, New York (USA)
24 giugno 1938





I libri che ho letto:

Le colpe dei padri
(The Sins of the Fathers - 1976)
Sembra che ultimamente mi imbatta continuamente in detective-stories che aspirano ad essere originali senza riuscirci e "Le colpe dei padri" di Lawrence Block rientra in tale categoria. Il protagonista della storia non è un investigatore privato perchè non ha la licenza ma è stato un poliziotto, disdegna seguire le regole, affascina le donne e sa menare le mani, quindi la distinzione fatta dallo stesso autore in apertura del libro appare decisamente oziosa.
Ho trovato lo stile di Block asciutto e coinvolgente, in armonia con la miglior tradizione della letteratura noir, il che favorisce un approccio iniziale che invoglia a proseguire la lettura. Col passare delle pagine, però, il mio interesse è andato, almeno in parte, scemando, forse per la ripetitività tipica del genere o perchè ho trovato prevedibili alcuni sviluppi della trama o ancora per il facile ricorso a temi scabrosi che non vengono adeguatamente circostanziati e risultano affrontati in modo superficiale, tanto da apparirmi di dubbio gusto. Alcuni particolari non aggiungono nulla alla narrazione e sembrano quasi inseriti per accontentare i lettori più votati al "pulp", in modo da allargare il bacino di potenziale audience (ma questa è solo una mia illazione).
"Le colpe dei padri" è dunque un romanzo in grado di offrire un discreto intrattenimento e che non mancherà di soddisfare i consumatori seriali di thriller ma non si distingue particolarmente per originalità nè per spessore letterario.



Il ladro che credeva di essere Bogart
(The Burglar Who Thought He Was Bogart - 1995)
Come è facile intuire questo libro è un omaggio alla figura di Humphrey Bogart e dei personaggi che era chiamato ad interpretare sul grande schermo, non solo nel titolo, ma anche nella trama intricata, nei personaggi singolari e nei dialoghi sarcastici, tutti elementi caratteristici dei film noir americani della prima metà del ventesimo secolo.
L'operazione, a mio avviso, è piuttosto riuscita, tanto che leggendo "Il ladro che credeva di essere Bogart" si respirano le atmosfere dei romanzi di Chandler (il creatore del detective privato Philip Marlowe), nonostante sia stato scritto ed ambientato negli anni '90.
Questo è perņ anche il più grande difetto del romanzo perchè eredita tutti i limiti del genere hard-boiled, da una trama davvero molto fantasiosa e poco realistica, a dialoghi tanto forzati da apparire quasi caricaturali, fino allo scontato finale (di cui non svelo nulla) in cui il protagonista riunisce tutti i sospettati per esporre come si sono svolti i fatti.
Insomma, questo libro all'inizio è divertente, ma presto subentra una sensazione di deja-vù perchè tutto appare già letto e visto in decine di altri romanzi e di film. C'è pure la classica minuscola nazione inventata del centro Europa da cui provengono molti dei personaggi, invenzione che rende la storia un pò puerile e non particolarmente attraente per lo smaliziato lettore dei giorni nostri.

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