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La lettera "k" nel titolo non ha nessuna connotazione negativa: è il solo dominio che ho trovato libero! :-)
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Jim Nisbet

Jim Nisbet Città? North Carolina (USA?)
data nascita? 1947





I libri che ho letto:

Iniezione Letale
(Lethal Injection - 2009)
Ormai, quando sulla copertina di un romanzo trovo gli altisonanti apprezzamenti di famosi autori del genere "crime", mi aspetto il solito gialletto insulso per lettori di poche pretese. Ma questo "Iniezione Letale" di Jim Nisbet, pur riportando in copertina una sponsorizzazione di James Ellroy, mi ha piacevolmente sorpreso.
Non si tratta dell'ennesimo intrigo la cui trama risulta funzionale al confezionamento di un mistero a beneficio del lettore, ma di un autentico romanzo in cui è stato infuso lo stile, la personalità e la visione del mondo del suo autore. Se adottate lo stesso espediente che adopero io, ovvero non leggere la quarta di copertina nè le eventuali prefazioni prima dell'opera, verrete assorbiti dalla lettura senza che inizialmente sia chiaro quale sia il genere del romanzo e nemmeno quale sia il protagonista, semplicemente avvinti dalle sensazioni che Nisbet intende trasmettervi.
In "Iniezione letale" non mancano azione, mistero e nemmeno un magistrale colpo di scena, ma sono soltanto espedienti adottati dall'autore per trascinarvi nel suo mondo cinico e cupo, che poi è lo stesso che abbiamo intorno tutti i giorni, a saperlo osservare. Il linguaggio di Nisbet riesce ad apparire raffinato pur essendo sintetico e privo di orpelli, mentre i dialoghi sono, a mio giudizio, originali e realistici.
"Iniezione letale" è quindi una lettura di qualità, che spicca nell'affollato panorama dei cosiddetti romanzi noir, e che può essere apprezzato anche dai lettori più esigenti e indifferenti alle mode letterarie del momento.





Il burattino
(Death Puppet - 1989)
Affascinato dalla lettura del primo romanzo di Nisbet che ho recensito per le pagine di Amerikana.it, ho voluto acquistare e leggere anche questo "Il burattino", dello stesso autore, scoprendo un lavoro piuttosto distante dall'altro. Le cupe atmosfere metropolitane di "Iniezione letale" funzionano, a mio avviso, meglio che non la deriva grottesca de "Il burattino", che sembra strizzare l'occhio ai patiti della narrativa seriale noir, generalmente di caratura artistica trascurabile. Si fa quasi fatica a riconoscere la stessa mano dietro alle pagine dei due romanzi.
Detto questo, "Il burattino" risulta comunque un thriller avvincente, dal ritmo incalzante, nonostante la trama sia tutt'altro che densa di accadimenti. Le poche parti d'azione si distinguono per una narrazione che definirei "in tempo reale", volutamente impersonale, che riesce a catturare tutta l'attenzione del lettore. Alcuni di quelli che vorrebbero essere dei colpi di scena, però, risultano piuttosto prevedibili.
Nel complesso, una lettura godibile, che ritengo non mancherà di trovare il favore degli estimatori delle atmosfere gotiche alla Lansdale, con il pregio ulteriore di avere uno spessore narrativo decisamente superiore ai lavori di quest'ultimo autore.



I dannati non muoiono
(The Damned Don't Die - 1981)
Avevo apprezzato il primo romanzo che ho letto di Nisbet per la sua originalità ed ho voluto pertanto acquistare e leggere questo "I dannati non muoiono" che però non si è rivelato altrettanto originale. Sembra che ultimamente mi imbatta sempre più spesso in libri che vogliono rinverdire la tradizione della letteratura hard-boiled, ovvero quel genere che narra di investigatori privati alla Philip Marlowe, e soltanto pochi ci riescono con successo. Questo romanzo di Nisbet, che risale agli anni '80, non è purtroppo tra quelli.
Il protagonista, spericolato, alcolizzato e fascinoso, è davvero troppo stereotipato e l'intreccio narrativo deliberatamente ingarbugliato per nascondere la poca consistenza della trama. Seguire le deduzioni di Martin Windrow che svela i misteri dietro una storia piuttosto banale risulta un esercizio passivo e poco soddisfacente. Purtroppo in questo libro non c'è quasi traccia della piacevolezza dello stile di Nisbet che avevo riscontrato nella lettura de "Iniezione letale". Quale sarà il vero Nisbet? Forse lo scoprirò con il prossimo libro dell'autore che deciderò di leggere.



Cattive abitudini
(Dark Companion - 2006)
Ho acquistato questo romanzo di Jim Nisbet dopo aver già apprezzato il lavoro dell'autore in libri come "Iniezione letale" ed "il burattino" ed ho vista confermata la mia impressione che sia scrittore di storie noir brillanti ed originali.
"Cattive abitudini" è un romanzo snello, che si legge in poche ore, ma che non manca di catturare il lettore nello svolgersi di eventi che travolgono il protagonista, sconvolgendone la vita. In realtà, "travolgere" e "sconvolgere" sono due verbi eccessivamente drammatici che mal si adattano alla narrazione di Nisbet, che ha la capacità di restituire agli accadimenti narrati, anche quelli più imprevedibili e cruenti, la tipica imperturbabile ineluttabilità della vita reale, che si svolge, il più delle volte, senza clamore, senza avvertimenti, e senza il pathos di una colonna sonora che ci prepari agli sconvolgimenti.
Un libro adatto a tutti, che sarà apprezzato dagli estimatori di thriller e noir, ma anche da chi ama semplicemente la buona lettura.



Prima di un urlo
(Prelude to a scream - 1997)
Leggere un romanzo è un po' come compiere un viaggio, movimentato dalle svolte e dai cambi di ritmo con cui l'autore gestisce il dipanarsi delle vicende che vi sono raccontate. Accade dunque che un libro ci provochi sensazioni differenti attraverso le varie parti che lo compongono. Ma non mi aspettavo di provare sensazioni tanto contrastanti leggendo questo "Prima di un urlo", scritto da un autore, Jim Nisbet, che avevo già avuto modo di apprezzare. Se l'inizio mi ha lasciato perplesso, subito dopo sono rimasto affascinato dalla capacità espressiva di Nisbet e dai suoi dialoghi imprevedibili ed originali, solo per poi restare enormemente deluso da una parte finale eccessivamente diluita, grottesca e degradante, quasi un parossismo di sesso, droga e morte che ho trovato addirittura disturbante. E quando parlo di "parte finale" intendo le ultime 150 pagine, quindi non si tratta di una parentesi discutibile, ma di un climax che, dal mio punto di vista, rovina l'intero romanzo. Se non avete il gusto del morboso, il mio modesto consiglio è di lasciar perdere questo romanzo di Nisbet, per rivolgervi ad altre opere dell'autore.

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